Sagra delle Noci (ottobre)
In uno dei primi fine settimana del mese di ottobre in un piccolo paese di origine probabilmente bizantina o normanna, famosa perché nel suo territorio vi ricadono le rinomate Gole Alcantara: Motta Camastra.
Il nome “Motta” si presume che provenga dal francese “motte“, che indica una “fortificazione su di un poggio“: si tratta di una struttura medievale tipica del mondo anglosassone e normanno nei secoli XI-XII, nonché di una delle prime opere di architettura militare relativamente stabili, costituita da terrapieni di altezza variabile per meglio controllare e difendere il territorio circostante e sulla sommità tali costruzioni potevano essere costruita una torre, solitamente in legno o comunque in materiale deperibile.
Motta Camastra è famosa anche perché immortalata in alcuni fotogrammi del famoso film “Il Padrino” parte prima.
Per me e solo per me, posso dire che Motta Camastra sia importante perché vi sorge la mia casa di campagna, Villa savoja (che non c’entra niente con i nobili Savoia, visto che lì originario costruttore era l’ing. Leone savoja da Messina, figlio di normalissimi commercianti di tessuti ragusani, che nulla aveva di nobiliare) costruita alla fine dell’ottocento e acquistata in parte nel 1940 dalla famiglia di mia nonna (che mi portava sempre con lei in campagna) ed in altre parti fra il 1993 ed il 1995 da me.
Negli ultimi lustri vi è stata la riscoperta di una delle piante tipiche della zona: il noce.
Il noce, originario dell’Asia Minore, fu importato verso il 100 a.C. dalla Grecia in Sicilia e poi si diffuse in tutta Europa.
L’olio, ricavato dalla noce, veniva usato un tempo per eliminare il verme solitario, per curare coliche renali e calcoli e come ricostituente per anziani, bambini e convalescenti.
Con noci, cipolla e sale gli antichi confezionavano un impasto contro il morso dei cani idrofobi (malati di rabbia: malattia infettiva che rende l’animale molto aggressivo e pericoloso).
Il Noce godeva, una volta, di cattivissima fama. Sotto ai suoi rami durante il Medio Evo e anche dopo, si riunivano le streghe per fare un po’ di baldoria.
La riunione era spesso presieduta dal diavolo in persona.
Nelle campagne si dice ancor oggi che non conviene riposare e tantomeno dormire all’ombra di un noce, perché è facile risvegliarsi con un forte mal di testa, o addirittura la febbre.
Si crede inoltre che se le radici dell’albero penetrano nelle stalle faranno deperire il bestiame.
Le sue radici infatti come le foglie contengono una sostanza tossica, capace di provocare la morte di molte piante che crescono nelle vicinanze.
Nelle favole la noce è sempre portatrice di tesori.
Un tempo, in Sicilia, si credeva che una noce, portata in tasca, preservasse da ogni sortilegio, propiziasse il successo e sconfiggesse la febbre.
Il Noce è un albero che non viene colpito dal fulmine, in quanto le sostanze aromatiche contenute nelle foglie fresche creano una zona di scarsa conducibilità elettrica.
Nei racconti popolari la noce era considerata un talismano (portafortuna).
Bastava gettarne una a terra per far apparire paesaggi da sogno.
Nel XVII° secolo, si sosteneva che la noce fosse in grado di curare le infermità mentali, perché il suo seme era molto simile al cervello umano (il guscio duro era come il cranio, la pellicola interna le meningi, il seme diviso in due simboleggiava i due emisferi del cervello).
Un saluto da Enzo Raneri
Ecco il menù tutto a base di noci:
• Pane con noci e olive
• Maccheroni con noci e ricotta
• Coniglio con le noci
• Mostarda di mosto
Pane con noci e olive
Un’usanza dell’alta Valle Alcantara
– 500 gr di farina bianca,
– 100 gr di farina di semola di grano duro,
– 40 gr di lievito,
– 100 gr di latte,
– 2 rossi d’uovo,
– 80 gr di gherigli di noci,
– mezzo bicchiere di olio d’oliva,
– olive nere snocciolate,
– sale
Impastate insieme la farina bianca con la farina di semola, il lievito sminuzzato, un quarto di litro di acqua non tiepida, il latte, i tuorli, l’olio,e il sale.
Cercate di ottenere una pasta liscia ed elastica e lasciatela lievitare per 45′ coprendola con una coperta di lana di sopra e di sotto.
Quindi, lavorate di nuovo la pasta, mischiandovi le noci e le olive tritate grossolanamente.
Dividete la pasta in due pezzi uguali, dando loro la forma di filone.
Adagiateli su una teglia unta di olio e fate lievitare i due pani per circa 20 minuti .
Alla fine infornateli a fuoco medio alto per circa 45 minuti.
Maccheroni con noci e ricotta
Un piatto che si cucina a Floresta (là dove sorge il Fiume Alcantara).
– 1 Kg di farina di grano duro,
– 4 uova di gallina,
– gr. 200 di ricotta vaccina tenera,
– venti noci fresche tritate,
– una cipolla media,
– mezzo bicchiere di latte vaccino,
– sale e pepe
Mettere sulla spianatoia 1 kg di farina di grano duro tipo “0”, aggiungere quattro uova ed un pò di acqua, quanto basta per amalgamare bene l’impasto; fare delle sfoglie non troppo sottili e tagliare a forma di tagliatelle regolari e lavorarla ognuna con l’apposito ferretto per produrre il maccherone di casa, facendoli poi asciugare su un ripiano infarinato per tre o quattro ore.
Far bollire abbondante acqua salata, nel frattempo tritate le noci dopo aver tolto la pellicina che le ricopre, in una padella fate imbiondire una cipolla tagliata finemente.
Aggiungete le noci tritate e fatele cuocere per alcuni minuti, incorporate la ricotta e con un poco di brodo di cottura, scioglietela nella padella, aggiungete un grattata di noce moscata e a fiamma spenta il latte.
Dopo la cottura, scolate la pasta e saltate il tutto in padella a fiamma viva servite il piatto dopo averlo spolverato con un pò di pepe.
Coniglio con le noci
– 1 coniglio selvatico dei Nebrodi
– 200 gr di noci e di nocciole tostate, pelate e tritate
– 200 gr di panna di latte intero
– 100 gr di vino bianco secco
– una cipolla
– un limone
– farina
– prezzemolo
– sale, pepe, olio
Pulite e tagliate a pezzi il coniglio.
Mettetelo per 30 minuti in una ciotola piena di acqua con il limone spaccato in quattro.
Dopo averli tolti ed asciugati con un panno, mettete a rosolare i pezzi di coniglio in olio bollente in un tegame, bagnando di tanto in tanto con l’aceto e lasciando evaporare tutto.
A parte contemporaneamente rosolate nell’olio la cipolla tritata, aggiungendo poi le noci e le nocciole tritate, la farina ed il prezzemolo ed alla fine il vino, facendolo evaporare tutto.
Quindi aggiungete la panna e salate e pepate, cuocendo il tutto per pochissimi minuti.
Deponete i pezzi di coniglio in un piatto, versandovi sopra la salsa di noci e servite.
Mostarda di mosto
– 1 litro di mosto
– un cucchiaio di cenere di legno di vite
– gr. 90 di farina per dolci
– noci e nocciole abbrustolite
– un paio di chiodi di garofano
Fate bollire il mosto per circa cinque minuti e poi spegnete il fuoco.
Aggiungete un cucchiaio di cenere passata al setaccio e fate raffreddare per 12 ore.
Filtrate bene ed amalgamate la farina nel liquido, mescolando con un cucchiaio di legno.
Aggiungete un paio di chiodi di garofano interi.
Mettete a cuocere a fiamma bassa, avendo cura di mescolare sempre per evitare la formazione di grumi.
Togliete dal fuoco ed aggiungete le noci e le mandorle abbrustolite a pezzetti.
Bagnate i piatti o le formelle e deponetevi dentro l’impasto.
Consumatela quando si raffredda.