Menù Fascista (1922-1946)

Mussolini
Mussolini

Privo di consistenza storica, il periodo fascista nell’isola fu segnato soprattutto dall’inefficienza e dalla corruzione del regime.. Poco o nulla fece Mussolini rispetto agli uomini di governo precedenti.

Nei primi decenni del ‘900 prevalevano ancora gli interessi dei grandi proprietari terrieri; questo determinò un rallentamento nell’evoluzione dei fatti sociali ed economici rispetto alle altre regioni italiane.
Mussolini si dimostrò un abile oratore: coinvolgere le masse era il miglior modo per diffondere tra gli italiani il sogno di una nazione militarmente forte, ma perché ciò avvenisse, occorreva industrializzare il Nord prendendo dal Sud materie prime e cibo a basso costo.

Si arrivò così allo scontro tra latifondisti e fascisti radicali.

A Palermo, le idee anti-liberali di Alfredo Cucco ebbero un iniziale successo, ma le elezioni del 1925 non sciolsero il potere delle vecchie clientele.

Cesare Mori, lontano dagli ideali di Cucco, operò perché governo e latifondisti trovassero un accordo.
Tuttavia, anche in questo caso, ogni speranza di rinnovamento venne presto delusa e il fascismo siciliano fu consolidato con l’aiuto dell’aristocrazia.

Manifesto del concorso nazione per la vittoria del grano

I metodi di attacco alla mafia, attivati da Mori, non riuscirono a superare il malcontento del popolo nei confronti dello Stato: molti avvertivano più sicura ed efficace la protezione dei potenti.
Le condizioni di vita contadina non migliorarono.

Nonostante, in Sicilia, fosse stata lanciata, nel 1925, la “battaglia del grano” troppe terre furono coltivate a grano più volte consecutive a danno della produzione tradizionale di olio e agrumi; diminuì in questo modo, la fertilità di molti appezzamenti a favore delle zone aride.

Nel 1940 fu approvata una legge che regolava la divisione del latifondo, ma l’avvento della seconda guerra mondiale ne impedì l’applicazione.
Il miglioramento economico e sociale tanto propagandato dal fascismo, non si estese in modo uniforme in Italia.
Le risorse naturali della Sicilia non furono sfruttate razionalmente, e lo stesso Mussolini ammise ufficialmente che gli investimenti nell’isola non erano stati divisi con metodo.

La cucina del fascismo era poco raffinata ed i menù non erano particolarmente ricercati e abbondanti, perché rispecchiavano una crisi economica diffusa tra tutte le classi sociali:  il fascismo impose l’autarchia non perché contrario alla logica di mercato, ma perché si viveva in una eterna crisi economica

Persino Mussolini, in un suo discorso del 18 novembre 1930 (forse commettendo una gaffe), disse “Fortunatamente il popolo italiano non è ancora abituato a mangiare molte volte al giorno”.

Carta annonaria individualeHo ascoltato racconti di persone molto anziane: durante il fascismo mangiavano prevalentemente vegetariano (con molte patate) e la carne era una rarità, mentre le “camice nere” e le loro famiglie mangiavano meglio e cioè “pane e non patate“.

Nel 1930 fu richiesta, pena il licenziamento, l’iscrizione al partito fascista per tutti i dipendenti pubblici e qualche tempo dopo, a causa dell’autarchia e delle sanzioni degli stati esteri verso l’Italia, fu data ad ogni iscritto la “Carta annonaria individuale” (chiamata anche “tessera del pane) ogni persona a seconda dell’età e del lavoro, riceveva una tessera di carta stampata (tessera annonaria) con sopra dei bollini; ogni bollino permetteva di comprare, quel giorno, ad un certo prezzo un certo genere alimentare.
Per esempio nel 1941 la quota di pane di ognuno era di 200g. al giorno, saliva a 300 per gli operai e a 400 per chi era addetto a lavori pesanti; nel marzo 1942 essa venne ridotta di 50g.

E così l’Italia intera venne inquadrata come una grande caserma.


Conseguentemente un menù “classico” (anche se non tutto in un’unica volta) potava il seguente:

Zuppa di rape a fagioli
Collo di pollo ripieno
Marmellata di fichi senza zucchero

Vediamone le ricette:


Zuppa di rape e fagioli

Zuppa di rape e fagioliDicono che sulla tomba di Bertoldo (giullare noto, insieme a Bertoldino e Cacasenno, per le sue storie burlesche, ma istruttive contro i potenti) ci sia scritto: “Qui giace Bertoldo, che morì con aspri doli per non poter mangiar rape e fagioli”.

Mettete in ammollo per 6 ore o per una notte 250 gr di fagioli cannellini secchi.

Mettete a cuocere, in abbondante acqua salata, con uno spicchio d’aglio e 4 foglie di salvia (l’acqua deve essere almeno quattro dita al di sopra del livello dei legumi), mantenendo il fuoco basso, in maniera tale da non farla mai bollire: al tal fine, una volta si usava la cottura in forno o sulla stufa e nelle pentole di coccio, dove è più facile controllare il calore.

Mentre i fagioli cuociono, prendete un chilogrammo di rape e pulite le foglie, togliendo la costola centrale e mettete poi a cuocere in poca acqua fredda e lasciatele sul fuoco fino a che non saranno tenere. Scolatele, strizzatele e tagliatele a striscioline.

Fate soffriggere due spicchi d’aglio schiacciati in una padella, unite le rape ed i fagioli già cotti.

Aggiustate di sale e lasciate cuocere a fuoco vivo per 10 minuti. E capirete …Bertoldo !


Collo di pollo ripieno

Collo di pollo ripienoCuocere mezzo kg di riso al dente.

Mettete a rosolare mezzo kg di carne (di vitello o di maiale) macinata e condita con pepe nero e un bicchiere di vino.

Quindi amalgamate il riso insieme alla carne, aggiungendo un uovo sodo a pezzettini.

Svuotate il collo di pollo molto bene, quindi riempitelo e chiudetelo cucendolo con il filo.

Mettete in un tegame un dito d’acqua e il collo ripieno, copritelo con un coperchio e cucinatelo a fuoco lento per circa 30 minuti.

Servite a fette ben caldo.


Marmellata di fichi senza zucchero

Marmellata di fichi senza zuccheroBuona anche per i diabetici.

Mischiate un quantitativo di succo d’uva pari a quello della frutta frullata, mettete a cuocere fuoco lento per circa due ore.

Qualcuno, senza usare l’uva, usa qualche grammo di acido salicilico a fine cottura.

Mettete nei barattoli, chiudete i barattoli e rovesciateli su di un canovaccio (in modo da sterilizzare e fare il sottovuoto) per un quarto d’ora almeno.