Menu della Festa della tosatura nei Nebrodi (23 giugno)
Menu della Festa della tosatura nei Nebrodi (23 giugno)
Il giorno di Giovanni Battista (24 giugno) nei Nebrodi viene effettuata la fine della tosatura delle pecore con immancabili festeggiamenti.
Ricordo che più di dieci anni fa (mia figlia aveva solo due anni) mio compare Francu “u moddu” (il soprannome) mi invito a partecipare a Capizzi ad una festa della tosatura.
Una domenica mattina partimmo da Francavilla di Sicilia e dopo 110 km di curve e di chiana e scinni (sali e scendi) dopo Capizzi cominciammo a scendere in una vallata di colore verde scuro e dopo una decina di km giungemmo in una radura dove c’erano adunate almeno duecento persone, tutte intente a masticare qualcosa, tranne però una mezza dozzina che invece lavoravano a tutta forza per finire di tosare le migliaia di pecore raccolte in un grande recinto li vicino).
Ricordo perfettamente che notai subito sull’immenso prato verdissimo una cinquantina di bidoni di vino rosso ognuno da dieci litri, messi a disposizione di chi ne avesse bisogno immediato senza recarsi alla casotta che dominava il prato.
Ci accolse alle 11,30 l’ amico di mio compare Francu ed organizzatore della festa (delle quali se ne svolgeva una al giorno ad ognuna delle quali erano tutti invitati, mentre cambiava a turno ogni giorno l’organizzatore): Don Peppe ci portò subito nella casotta e tagliò con un coltellaccio una lunghissima fetta di prosciutto crudo di maiale nero spessa almeno un centimetro e la deposito nelle manine di mia figlia Angela, la quale dopo pochissimi secondi iniziò ad addentarla con gusto: e la cosa si ripeté con ognuno dei nuovi benvenuti.
Ovviamente non mancava la provola (caciocavallo non ragusano): ce n’erano tre grandissime bagnarole piene piene, dalle quali attingevano tutti, comprese due signore intente a friggerne alcuni pezzi, che andavano subito a ruba.
Accanto alla casotta erano accesi due fuochi a legna con sopra due grosse “coddare” alte (pentoloni alti in rame martellato – quelli che normalmente si usano per fare la ricotta): in una era piena di un sugo rosso di pomodoro e carne di pecora e l’altra era piena di acqua che bolliva. Più in la c’erano due grandi “maidde” (contenitori di legno usati per la preparazione della pasta di pane) ed una pila di “incannizzati” vassoi fatti da canne spaccate ed intrecciate con depositate diverse decine di kg di pasta maccheroni, che erano stati fatti qualche ora prima.
Ricordo che mia figlia addentò un pezzo di carne di pecora a sugo con le mani, iniziando ad apprezzarne l’odore ed il sapore.
Dopo la pasta fu preparata una grandissima brace sopra la quale furono posizionate due reti di letto a maglia stretta (quelle di una volta su cui ho dormito i miei primi dieci anni di sonni) sopra la quale veniva appoggiata (per essere cotta dal fuoco di sotto) la carne di castrato in pezzi che era stata fatta precedentemente marinare per qualche ora in altri contenitori giganti.
Alla fine furono distribuite dalle donne una miriade di grosse ceste piene di biscotti di casa da bagnare nel poco vino rimasto.
Un evento indimenticabile di cui non potrò mai finire di ringraziare mio compare Francu.
Ma eccovi di seguito le ricette.
Un saluto da Enzo Raneri.
Caciocavallo fritto o all’argentiera
Fate colorire bene nell’olio extravergine di oliva due spicchi di aglio; quindi, dopo averle passate nella farina, rosolate alcune fette di caciocavallo stagionato.
Infine, spruzzate con un poco di aceto rosso di vino ed aggiungete un pizzico di origano secco e servire calde.
Pasta di casa al sugo di pecora
Tagliatela a pezzi la parte anteriore di un castrato (la parte posteriore va fatta al forno o arrosto) e mettetela a soffriggere in olio extravergine d’oliva con un po’ di cipolla tagliata finemente.
Quindi irroratela di vino rosso lasciandolo poi evaporare.
Successivamente, aggiungete il pomodoro a pezzi o passato, un rametto di rosmarino, due foglie di alloro, un pezzetto di peperoncino e salate.
Fate cuocere a fuoco lento aggiungendo, se necessario, un mestolino d’acqua tiepida.
Dopo aver tolto il rametto di rosmarino, condite la pasta di patate scolati e cospargete di ottimo pecorino.
Castrato arrostito sul fuoco
Mettete a macerare le costolette per tre o quattro ore in una marinata di olio, aglio, limone, sale e pepe.
Cuocere quindi le costolette alla brace con una griglia prima riscaldata e servirle scottanti, guarnite di fette di limoni.
Biscotti morbidi
Impastate insieme (ma il meno possibile, come per una pasta frolla): 500 g farina, 200 g burro morbido, 180 g zucchero, 2 uova, 25 g latte, 1 cucchiaino raso di miele, 1 bustina di lievito per dolci e fermatevi non appena si forma una “palla” omogenea.
Avvolgere in pellicola e mettere in frigo per una mezz’ora abbondante.
Preriscaldate il forno a 180 gradi.
Formate dei grossi cilindri di pasta, rotolando con le mani sulla spianatoia (come per fare gli gnocchi) di 3-4 cm di diametro.
Tagliate dei tocchi di pasta (lunghi circa 3 cm) e arrotolateli per formare delle palline.
Poggiatele ben distanziate (in cottura gonfieranno) su una teglia coperta di carta forno.
Prima di infornare, appiattite un po’ le palline premendo con il palmo della mano.
Cuocete per circa 15 minuti o finche’ risultino ben dorati.
Mettete a raffreddare su una gratella.
Appena sfornati i biscotti saranno un po’ morbidi, ma raffreddando induriranno (l’interno pero’ restera’ sempre un po’ morbido).